mercoledì 27 ottobre 2010

il BARBATO, lo SBARBATO ed il degrado violento della lotta politica.



IGNOBILE AGGRESSIONE.
Gesto Odioso.
L'effetto nefasto dello squadrismo di sinistra, come ha prontamente dichiarato l'onorevole Cicchitto.
Un pugno efferato e vigliacco, pretestuoso e simbolico, scagliato ieri contro il portavoce del PDL Daniele Capezzone.
Non se ne conosce ancora l'aggressore. Si è dileguato nel nulla, confuso nel ventre della folla canaglia.
"Quando la lotta politica degrada in violenza, vuol dire che il Paese è messo veramente male." Ha sentenziato, con sorprendente acume, Pierferdinando Casini. Che essendo uno di centro non si sbilancia mai e ci lascia nel dubbio:
sta parlando dell'aggressione a BARBATO (cfr. Video) e di quella allo "SBARBATO" (Cfr Foto Sotto).

mercoledì 13 ottobre 2010

LE BOMBE SUGLI AEREI... FARANNO MALE?

                  


Il Ministro della Difesa Ignazio La Russa è sempre stato un personaggio schietto.
E deciso.
Lui da Fini si è dissociato da tempo.
Non è un futurista, ma sicuramente è in anticipo sui tempi.
Ed io ne sono un grande estimatore.
E così, mentre il Presidente della Camera è ancora abbarbicato in  retrograte battaglie proibizioniste.
Ad oltre un anno di distanza dallo Sputtanamento generale, messo in atto dalle IENE.
Mentre Pannella cede il testimone, per sopraggiunti limiti di età.
Un uomo. Di più, un ARDITO. Un AVANGUARDISTA coraggioso che coglie le novità trans -oceaniche (e niente battute, mica si parla di Marrazzo).
Un personaggio di siffatta  levatura, Uomo di Mondo. Dei due Mondi. Novello Garibaldino della Libertà. Coglie l'attimo. Ed essendo stato prontamente informato dalla Pacific Coast. E più precisamente dalla California, dell'imminente referendum popolare (a novembre) sulla legalizzazione della Marijuna a scopi ricreativi.
Aggiornatissimo dalle migliori fonti (da Saint Lucia in Avanti!) già certo del risultato (56%  favorevoli secondo i sondaggi). Lui compie uno scarto in Avanti!

E lancia la proposta: Sì alle bombe sugli aerei militari.

Su quelli di Stato, ci viene il dubbio, già se le fanno! 

mercoledì 6 ottobre 2010

POLENTA ALL'AMATRICIANA



SPERICOLATEZZE CULINARIE.

Che l'estate fosse terminata, ce n' eravamo accorti.
La conferma arriva oggi, grazie al pronto intervento dei camerieri di regime.
Solerti nel trasformare i fenomeni di costume, in notizie a 4 colonne. Prodigiosi nel raccontare il cambio di stagione  che, dalla semplice freschezza di un'insalata di riso;  dalla composta unità di una caprese tricolore, si tramutano d'incanto in spericolatissimi, audaci tentazioni culinarie.

A suggello del ritrovato amore nazionale.

Risotto alla carbonara; abbacchio su crostone di polenta e capriolo con patate; barolo e pecorino, in una tavola imbandita per l'occasione, con prestigiosi testimonial ad onorare la ritrovata pace Padan Capitolina.  Bossi Alemanno & Polverini insieme,  col boccone stranamente in bocca,  per un amarcord di fine stagione.
Roba forte.
Meglio della Dolce Euchessina.

martedì 5 ottobre 2010

CUIUS REGIO EIUS RELIGIO...La vera Costituzione Materiale.


La novità, che non è una novità, consiste nel fatto che il Santo Padre, ed il Vaticano, stiano letteralmente assumendo i diritti di proprietà su Vangeli, Atti degli Apostoli ed Antico Testamento.
Per questo accade che a Palermo, uno striscione che riportava un mite versetto presente sia nel Vangelo di Matteo (Mt 21,13) che in quello di Luca (Lc 19, 45-48)sia stato sequestrato dalla Digos.

Dire "La mia casa è casa di preghiera, ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri" è illecito, poichè, a quanto pare, di uso esclusivo delle autorità ecclesiastiche.
Ergo, può essere proferita dallo scranno di un altare, dai ministri del culto, ma non da cittadini che, in quanto semplici credenti, non ne sono autorizzati.

E l'articolo 21 della Costituzione, che prevede la libertà di espressione?
Vale sempre, a condizione che prima si rispetti la sovranità nazionale, secondo la nuova, antica spartizione territoriale. Dello Stato Pontificio al Centro Sud. Della Padania nel resto della penisola.

giovedì 27 maggio 2010

PREMIER SENZA EURO E TREMONTI INCAROGNITO.




LUCA TELESE CONTRO TUTTI.

Tra battute d'avanspettacolo e provocazioni da discoteca, va in onda lo sceneggiato "per qualche miliardo in più. Cronaca di una mezza finanziaria". Regia strepitosa di LUCA TELESE.


E dalla Seconda Repubblica delle Banane per oggi è tutto....

POVERO TANZI. SCONCERTATO E NULLATENENTE.

MILANO. Confermata dalla CORTE D'APPELLO la sentenza di Primo Grado. Dieci anni ed una condanna provvisionale, ovvero da pagare sull'unghia, di 105 milioni di euro.
"Sono sconcertato"
ha dichiarato l'ex patron della Parmalat Calisto TANZI.
"La sentenza di oggi stabilisce un principio importante" ha affermato il legale dei risparmiatori truffati, l'avvocato Carlo Federico Grosso.
E siamo d'accordo.
Tanzi, che ha oltre 70 anni, non dovrà tornare a San Vittore.

Ed i soldi da restituire?
Pochi, pochissimi.
"Sarà difficile prendere praticamente quei soldi" ha confessato, desolato, l'avvocato Federico Grosso "perché si tratta di soggetti che non hanno disponibilità".
Pare che Tanzi ne abbia addirittura meno del Premier, che ieri battibeccando con Luca Telese ha dichiarato "non ho nemmeno un euro in tasca...mi affido alla carità pubblica".
Ed allora,tutto considerato, siamo arrivati al principio importante che la sentenza ci restituisce oggi.
Più sei ricco, e meno soldi hai.

Caro TANZI,
per una volta soltanto, fatti derubare.... fosse solo di poche parole, quelle che servono giusto per dire
che anch'io, stasera,

SONO SCONCERTATO.

mercoledì 26 maggio 2010

UNIONE SINDACALE di BASE. Un link di lotte per il lavoro, la casa, l'ambiente, i diritti dei migranti...

ROMA. E' ufficiale, e possiamo mettere un fiocco alla porta. Rigorosamente rosso.
E' nato. Domenica, al teatro Capranica,si sono incontrati 600 delegati,  provenienti da tutti i settori lavorativi dell'intera penisola. Mamma e papà si chiamano Rdb e SdL. Il piccolo, a dispetto di quanti lo considerano già vecchio, porterà un nome modernissimo. All'anagrafe dei lavoratori lo si registrerà col nome di  U. S. B. C'è chi sostiene che significhi Unità Solidarietà e Bisogni. Molto più probabilmente l'acronimo sta per Unione Sindacale di Base.
Di cosa si tratta?
Di una sorta di miracolo. del compendio di 30 anni di lotte trascorse nelle fabbriche come nel pubblico impiego, negli aeroporti come nelle scuole. Lotte condotte senza la protezione e la possibilità di concertazione di CGIL CISL e UIL. 250mila lavoratori iscritti, oggi, grazie a questa nuova sigla, potranno sperare di far ascoltare la propria voce.
E presto saranno molti di più, poichè anche la leggendaria ORSA(macchinisti) e lo SNATER (comunicazioni Rai e Telecom) sono decisi a farne parte.
Aggiungendosi ad una minoritaria ma pur sempre consistente fetta del CUB che, con RdB e SdL, ha per prima raccolto il guanto della sfida.

L'USB sarà un sindacato confederale organizzato, sul modello europeo, su due comparti: pubblico e privato.  Ma soprattutto, come si legge nel comunicato stampa diramato "ha l'ambizione e la possibilità di costituire il sindacato maggioritario che oggi serve ai lavoratori e ai settori popolari". Usb sarà intercategoriale, "con l'obiettivo di contrapporsi" ed è questo è il tratto più peculiare  "alla frammentazione dei lavoratori connettendo le lotte nei luoghi di lavoro, sul territorio e nel sociale per rappresentare e organizzare i soggetti del lavoro e del 'non lavoro', essere accogliente alle nuove istanze sociali, essere 'meticcia', contaminandosi con le esperienze provenienti da altre realtà di lotta: per la casa, per l'ambiente, per i beni comuni, per i diritti uguali dei migranti".

Insomma una bella sfida. Di cui, senza ironia, se ne avvertiva il bisogno.

venerdì 21 maggio 2010

MINZOLINI. UN UOMO SEMPRE PIU' SOLO AL COMANDO.

ANCHE LA BUSI LASCIA.
UNA NAVE ALLA DERIVA.

E' un ammutinamento quello che da tempo si protrae nella redazione del Tg1.
Mesi addietro, ne parlammo in un precedente post, il Direttorissimo Minzolini dovette comparire in video. A spiegare di persona, con un ispiratissimo monologo, le ragioni per le quali riteneva più utile, per il pubblico, per l'informazione, per la patria, parlare del basilico nella caprese. Del gattino impaurito sul tetto. Della toeletta per cani più elegante di Milano, piuttosto che della vicenda D'Addario, del divorzio del Premier e di altre baggianate che interessano sempre più un pubblico fazioso, ideologizzato, pregiudizalmente avverso al Cavaliere.

E tanto più la redazione continuava a dissociarsi, quanto più il Minzolente, forte dell'appoggio del Papi e del coraggioso silenzio della sinistra, continuava a sfornare servizi da far invidia alla Parodi.

Oggi se ne va anche la sua giornalista di punta, la Marialuisa Busi che, spernacchiata a L'Aquila per colpe non sue, rivendica in una lettera al direttore la propria scelta di abbandonare la nave.
"Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il TG1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori".

Un bell'attestato di stima per il lavoro del Minzolini...

E la redazione cosa ne pensa?

"Un gesto che dopo le rimozioni e i demansionamenti di tanti colleghi non omogenei alla linea editoriale del direttore" recita una nota del Comitato di Redazione  "testimonia ulteriormente il rischio che  si chiuda ogni spazio di dialettica all'interno del Tg1".

lunedì 26 ottobre 2009

INTERVISTA INTEGRALE AD ENZO NARDESE, DELEGATO NORTEL.




Il caso Nortel. Ultimi sviluppi e possibili scenari.

La multinazionale canadese,  in crisi, ha affidato alla ERNST & YOUNG una procedura di CREDIT PROTECTION, ovvero una forma di amministrazione controllata che prevede la vendita degli asset societari.
In Italia la Nortel impiega 80 dipendenti tra Roma e Milano. E' un'azienda piccola, ma sana.
La procedura, avviata all'estero, grazie ad accordi comunitari, prevede clausole anglosassoni.
Il licenziamento collettivo senza giusta causa ed il mancato riconoscimento del TFR, sono elementi ESTRANEI al nostro, pur martoriato, Statuto dei Lavoratori.
Ma un trattato internazionale, il COMI, consente di aggirare l'ostacolo normativo.
Oppure no.

Sono andato a chiederlo a ENZO NARDESE, delegato dei lavoratori Nortel, la persona che, dagli schermi di ANNOZERO,  ha consegnato ai media il senso della loro battaglia.


Il caso Nortel può costituire un precedente pericoloso in Italia nell’ambito di un procedimento di CREDIT PROTECTION?

Per come si è andata a configurare la vicenda, può rappresentare effettivamente un precedente pericoloso. Qualsiasi multinazionale, grazie ad una legge inglese applicabile in Italia in virtù di un trattato, il Comi, può aprire uno stato di crisi generalizzato. Anche in paesi le cui filiali non abbiano registrano perdite.
Il nostro caso si inscrive in questa cornice. E’ cioè un esempio di Administration avviata su territorio inglese e poi estesa a tutte le filiali dei paesi comunitari.
La conseguenza è che questo consente sia di non giustificare un licenziamento collettivo e sia di non riconoscerci il TFR.
Credo che questo possa aprire una falla per andare ad attaccare tanti altri diritti sanciti dal nostro Statuto dei Lavoratori.


Il giudice del tribunale del lavoro di Milano ha richiesto, il 13 ottobre, di riaprire il confronto. Ernst&Young ha recepito l’istanza al punto tale da ritirare i 38 licenziamenti collettivi.
Cos’ha determinato questa repentina marcia indietro ?

Diversi fattori. Le nostre iniziative e la pressione che siamo riuscire a creare attraverso l’attenzione mediatico/politica. Il ricorso presentato dalle organizzazioni sindacali in base all’ ART 28 dello Statuto dei Lavoratori, per condotta antisindacale.
E poi il giudice che ha fatto comprendere ai rappresentanti di Ernst&Young che stavano ragionando con una mentalità inglese, senza riuscire ad interpretare bene la difficile realtà italiana. In concreto ha lasciato intendere che ci fossero gli estremi per l’accoglimento di questo ricorso. Con il conseguente annullamento della procedura ed il reintegro di tutti quanti i lavoratori. Profilando uno scenario .che sarebbe stato ancora più complicato per l’azienda che quindi immagino abbia ritenuto opportuno ritornare sui propri passi e vedere se c’erano margini di trattativa prima di andare ad un giudizio che sarebbe potuto risultare estremamente sfavorevole. Questa è la nostra impressione.


Ottenuta la revoca dei 38 lavoratori licenziati, gli 80 dipendenti italiani della Nortel cosa chiedono?

Si è aperta una nuova finestra che ci consente di affrontare la questione Nortel nella sua interezza.
Due divisioni sono già state vendute. Per altre due è prevista la stessa sorte agli inizi di novembre.
Tutte queste vendite aprono scenari che riguarderanno le persone in esubero. Vale a dire che ci sono lavoratori che si occupano di amministrazione, piuttosto che di finanzia e controllo, che non saranno con tutta probabilità trasferiti alle aziende acquirenti. Vogliamo interessarcene. E vorremmo discutere del piano industriale di Nortel, che sinora è sempre rimasto in ombra rispetto ad un discorso preponderante di carattere finanziario.


Quando avete avviato le vostre iniziative vi aspettavate una tale cassa di risonanza mediatica? Secondo te, considerando vari aspetti, dalla classe politica alle forze sindacali, senza tralasciare l’aspetto dell’informazione, cos’è che ha sparigliato le carte perchè se ne venisse a parlare e si tornasse indietro?

Per la tipologia di lavoratori che siamo, non ci richiamiamo ad una tradizione di lotta operaia. Abbiamo fatto leva sulle nostre competenze, nel campo della comunicazione come nel marketing strategico. Ma non ci aspettavamo nulla. Di fondo eravamo interessati a forme di lotta che non comportassero denunce per i lavoratori.
Ma eravamo anche coscienti che numericamente, rispetto alle cifre di questa crisi, rappresentiamo un piccolo caso, anche trascurabile.
Fatte queste considerazioni abbiamo deciso di iniziare la nostra protesta. esporre le foto dei nostri bambini, come anche cominciare lo sciopero della fame, a fronte dei licenziamenti in blocco ed alla trasformazione del TFR in un credito differito, erano un modo per mostrare ad Enrst&Young che eravamo persone, con famiglie. E non banche o fornitori.
Tutto ciò che è venuto è stato una catena che si è autoalimentata. Anche se in questa fase non so dirti quanto di quello che abbiamo fatto abbia influenzato.


Il 3 novembre è prevista un’altra udienza presso il Tribunale del Lavoro di Milano.
Cosa ti aspetti che cambi in questi dieci giorni?

La situazione è veramente complicata. Sia per noi che per l’azienda. È probabile che si sia andata ad infilare in una direzione un po’ scomoda. Anche le istituzioni, i ministeri, nelle varie tappe percorse, stanno cercando di ricondurre E&Y entro le pratiche italiane di gestione della crisi.


Fino a poco tempo fa l’ azienda aveva sempre rifiutato questo confronto. Adesso che le è stato palesato il sistema legislativo italiano, speriamo si senta indotta a protendere verso un percorso più condiviso, più soddisfacente per tutti. È chiaro che l’azienda ha le sue difficoltà. Ma le crisi si possono affrontare in modi differenti. Occorre fare uno sforzo da parte di tutti affinché più lavoratori possibile passino nelle aziende acquirenti. Crediamo che si possa fare introducendo un elemento politico, che funga da leva sia per gli acquirenti che, dopotutto, hanno contratti con le pubbliche amministrazioni. E sia per realizzare un discorso di Cassa Integrazione che, rimandando i licenziamenti, sgravi l’azienda dei costi.


Secondo noi c’è una soluzione e sta in questi percorsi da seguire.


In Inghilterra per le aziende è più facile. I nostri colleghi inglesi della Nortel, quando sono stati licenziati, sono stati convocati in una stanza e lì si è comunicato loro che nel giro di 3 ore avrebbero perso il posto di lavoro.
E’ questo lo scenario cui sono abituati pertanto, paradossalmente, è possibile che l’azienda, che ha cominciato il procedimento di Credit Protection all’estero, non conosca la cornice che regola i rapporti di lavoro in Italia.

Stiamo cercando di farglielo capire con i sindacati, la classe politica, i media. Vediamo se ci riusciremo.

                                                                                                       ROMA 23 OTTOBRE 2009